Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 19 giugno 2013

"Fate quel che vi dicono, ma non quello che fanno". E quando non vi dicono, o dicono eresie?

Stupenda e attuale riflessione di un giovane credente. Dal Blog Infinito quotidiano:

Un giorno il Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo, sacerdote napoletano, chiese ad un suo conoscente: «Angioletto mio, siete stato in banca questa mattina per riscuotere lo stipen­dio?». «Sì, Padre», rispose l’uomo. «E com’era il cassiere? Aveva per caso il naso storto e gli occhi strabici?». Vedendo che il suo interlocutore era rimasto senza parole, Don Dolindo riprese: «Eh sì, perché se il cassiere fosse brutto io rifiuterei lo stipendio...». «Padre, cosa dite mai? - chiese me­ravigliato il signore. - E che importa a me che il cassiere ha il naso storto? Egli mi dà lo stipendio. E a me interessa solo questo!». Allora Don Dolindo, cogliendo l’occasione, lo am­monì dicendo: «E allora perché quando vai a confessarti, a riscuotere la Grazia del Signore, stai a criticare il prete e di­ci: “se non è un santo, io dal prete non ci vado!”? Egli è l’am­ministratore del Sangue Redentore di Cristo. Cosa t’importa il resto? Se il prete è buono o cattivo a te non deve interessa­re. Buono o cattivo che sia, la sua consacrazione e la facoltà ricevuta dal Vescovo per la confessione a te devono bastare. Il sacerdote attinge alla Cassa della Chiesa, ricca dei meriti di Cristo: ricordalo!».” [De vita Contemplativa – Giugno 2013]

Leggendo questo aneddoto mi viene da pensare alla particolare situazione in cui ci troviamo noi oggi a vivere. E mi tornano alla mente le parole del Signore Gesù quando ammonì la folla e i suoi discepoli dicendo loro: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.” [Mt 23, 3] Ed è quello che è capitato spesso quando ad una buona predicazione non è seguita un’altrettanta corretta e santa condotta da parte di coloro che hanno avuto il compito di annunciare la buona novella, il Vangelo di Gesù. Oggi viviamo in una Chiesa dove quell’ammonimento evangelico, non me ne voglia il buon Dio, trova difficile accoglimento. E proprio di fronte a tale difficoltà sorge l’angoscia del semplice fedele, come il sottoscritto, che in coscienza soffre a dover dissentire di fronte ai pronunciamenti e agli atti del clero preposto alla sua cura. Infatti oggi come oggi il clero cattolico non dice quello che dovrebbe dire. O perché tace (per viltà o connivenza con le eresie) o perché eretico e convinto che la Chiesa nella sua storia si sia sempre sbagliata e che oggi è giunto il tempo di cambiare la Chiesa. Ipocriti non vogliono cambiare loro stessi e conformarsi alla Chiesa, ma vogliono cambiar la Chiesa alle loro voglie, alle loro dottrine, alle loro miserie. Di conseguenza, di fronte alle loro eretiche predicazioni, seguono atti certamente non santi, spesso anche criminali. Quando non c’è più Dio come riferimento e la Chiesa come Sua garante, quando il riferimento è la propria personale e cangiante idea sulle cose, ecco allora che tutto diventa lecito, anche atti che spesso infrangono il codice penale degli stati nazionali. Il problema serio, però, rimane quello della salus animarum che, per il Codice di Diritto Canonico, è suprema lex (can. 1752). Come può salvarsi un’anima costretta a subire una predicazione eretica e quindi a credere in essa? Come può salvarsi un’anima costretta a ricevere i sacramenti in una forma, è inevitabile, che rispecchia la suddetta predicazione? Della misericordia di Dio non dubitiamo. Cattolici eterni (e non mondani) come siamo, sappiamo che questo sarebbe uno dei sei peccati contro lo Spirito Santo (nello specifico il primo che sottostà, nel Catechismo di san Pio X, nella sezione Prime preghiere e formule da sapersi a memoria, sì a memoria!). Così come non dubitiamo della misericordia di Dio siamo altrettanto certi che Egli giudica ciascuno di noi nel momento della nostra morte e che la presunzione di salvarsi senza merito è un altro peccato contro lo Spirito Santo. Non essendo tutto buono, lecito e giusto, pena la follia del relativismo, qualcuno e più di qualcuno, con questo clero, rischia fortemente la dannazione. C’è da tremare e temere per la propria salvezza e per essa, soffrire di fronte a questa desolazione.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

semplice: ignorarli e rifarsi a magistero costante della chiesa, ai santi...etc... Terra sicura che non verrrà mai meno, benché rifiutata e rinnegata.

Anonimo ha detto...

La fede uno non può darsela da solo, per quanta buona volontà ci metta. La fede è qualcosa verso cui o si è portati, cioè predisposti, oppure c'è poco da fare. E'una forma mentis. Per quante letture, preghiere e messe a cui un agnostico si sforzasse di assistere, non servirebbe a nulla. Se andassero all'inferno tutti gli uomini che non credono o che hanno dei dubbi, il 99,9% degli umani che sono passati su questa terra ci sarebbero finiti dentro. Il chè è pura follia. E' un non-senso, una contraddizione in termini. Sarebbe come dire che uno che nasce anglicano o luterano, cioè eretico, se è a conoscenza del fatto che quella cattolica è la chiesa originaria da cui si sono poi staccate le altre, sarebbe automaticamente condannato all'inferno, anche essendo una persona buona e onesta (questo è l'insegnamento ufficiale della Chiesa). Non so come si possa ancora credere ad una follia simile.

Anonimo ha detto...

La fede uno non può darsela da solo, per quanta buona volontà ci metta. La fede è qualcosa verso cui o si è portati, cioè predisposti, oppure c'è poco da fare. E'una forma mentis.

E' vero che la fede uno non può darsela da solo; ma può accoglierla e è tanto più facile possa accoglierla quanto più viene 'mostrata' e resa presente la Verità, cioè il Signore, alla cui Persona viva la fede è radicamento sempre ulteriore a partire dall'adesione iniziale.

La pienezza della Rivelazione di Chi è il Signore e di cosa ha fatto fa e farà per noi, e di renderlo sacramentalmente operante, ce l'ha la Chiesa cattolica, su questo non ho dubbi.

Che poi il Signore conosca il cuore di ogni uomo e possa salvare anche chi non per sua colpa non lo conosce perfettamente oppure non lo conosce affatto perché appartiene ad un'altra fede la Chiesa non lo esclude.

Parlare, però della fede come frutto di una forma mentis, cioè di una predisposizione che uno ha o non ha, mi pare inesatto e troppo 'deterministico', perché l'adesione al Signore è anche un atto di volontà e di libertà, non solo un dono di grazia, che sempre ci anticipa e ci accompagna.
E la fede si alimenta e cresce nella fedeltà, è un dinamismo frutto di un rapporto profondo e concreto, non è qualcosa di statico o fissato una volta per tutte.

Marco P. ha detto...

La Fede non coinvolge solo la mente ma tutta la persona, anima e corpo (e la mente è parte del corpo), in quanto essa serve per intuire e pre-assaporare il soprannaturale celeste, mentre con la ragione (con la mente) si può intuire attraverso le meraviglie create visibili, le perfezioni invisibili ed increate del Dio Uno e Trino, tanto che quando avremo la visione beatifica non ci sarà più la Fede ma resterà solo la Carità.
La Fede è perciò un dono, inerendo la sfera soprannaturale che sarebbe altrimenti inaccessibile a noi miseri peccatori destinati a diventare polvere, a ridiventare il fango da cui siamo per pura grazia stati tratti; essa, la Fede, necessita però di adesione libera e totale. E' chiaro che se un agnostico è presente ad una S. Messa con forma-mentis preconcetta, egli non è aperto al dono che gli è stato fatto, attraverso gli eventi più disparati che lo hanno condotto in quell'istante ad essere lì, presente al Mistero di salvezza, a quell'unico Santo Sacrificio che da solo potrebbe essere sufficiente per la salvezza di tutta l'umanità in quanto offerto dall'uomo perfetto, Cristo Gesù Signore Nostro (ad es. passava di lì ed è entrato perché gli piaceva quella chiesa dal punto di vista architettonico, è stato invitato da qualcuno,... pioveva e voleva ripararsi etc). Se egli è chiuso alla grazia, la grazia non agisce. Se egli invece è aperto, la grazia agisce, nei tempi e nei modi dettati dalla divina Provvidenza ma che sono ad un livello superiore rispetto alla sola ragione. Diciamo che la grazia ci precede e ci indica la strada, chiede l'adesione della ragione per poter agire in un crescendo di virtù che discendono tutte dalla Fede e che si fanno reali attraverso il rapporto, la relazione continua e costante con Gesù presente in primis nell'Eucaristia (S. Comunione ed Adorazione) e negli altri Sacramenti (Confessione sacramentale): chiedere la sua presenza nel cuore sempre, attingendo a queste fonti di santificazione che ci sono donate da Lui stesso attraverso la sua Santa Sposa, la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, abituarsi alla sua presenza, a Lui come punto di riferimento unico per ogni nostro agire, a Lui attraverso la sua Santissima Madre Maria sempre Vergine, che gli ha dato la natura umana, attraverso i Santi che sono nostri fratelli che ci precedono e ci attirano a Lui, con il sostegno degli Angeli, è l'unico ed infallibile modo per vivere la Fede, vivere di Fede, vivere con Fede tutto quanto facciamo dal mattino alla sera ed anche mentre dormiamo.
Quanto insegna la Chiesa, infallibilmente e costantemente non può essere follia se non per il mondo. Per il fedele, l'umile, il piccolo esso è la fonte d'acqua che disseta nell'aridità del pellegrinaggio terreno.
Ecco che allora l'insegnamento evangelico vale sempre: fate ciò che la Chiesa infallibilmente e costantemente insegna perché ciò è della Chiesa Santa; le nuove dottrine che stridono con la Tradizione Viva, che la rifiutano, sono assimilabili al "quello che fanno", perché in quanto nuove dottrine sono appunto fatte dall'uomo peccatore sono opere della legge, sono fariseismo (o umanitarismo, o antropocentrismo).

Anonimo ha detto...

Le divisioni tra noi, ma anche le divisioni fra le comunità: cristiani evangelici, cristiani ortodossi, cristiani cattolici, ma perché divisi? Dobbiamo cercare di portare l'unità. Vi racconto una cosa: oggi, prima di uscire da casa, sono stato quaranta minuti, più o meno, mezz'ora, con un Pastore evangelico e abbiamo pregato insieme, e cercato l'unità. Ma dobbiamo pregare fra noi cattolici e anche con gli altri cristiani, pregare perché il Signore ci doni l'unità, l'unità fra noi. Ma come avremo l'unità fra i cristiani se non siamo capaci di averla tra noi cattolici? Di averla nella famiglia? Quante famiglie lottano e si dividono! Cercate l'unità, l'unità che fa la Chiesa. L'unità viene da Gesù Cristo. Lui ci invia lo Spirito Santo per fare l'unità.

cosi' il papa oggi all'udienza.
resto dubbioso perché nell'accorato appello all'unità (vocabolo ripetuto almeno 15 volte) è stata assente la parola Verità.
Penso che il signore ci ha già indicato la soluzione alle divisioni che sta proprio nell'adesione ala Verità.