Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 27 marzo 2015

Rinvio ai mittenti di ciò che loro appartiene, mantenendo la rotta di sempre

 AVVISO E PUNTUALIZZAZIONI DOVUTE

Effettivamente siamo in guerra e non nelle retrovie. Ho cercato di sottrarmi ad un gioco perverso che non mi appartiene. E con questa puntualizzazione ineludibile, desidero prendere le distanze dai liquami fangosi ma non senza dire ciò che va detto. È la ragione del presente avviso.
  1. C'è chi continua a sommergermi con segnalazioni sulle recenti ulteriori e ostinate staffilate, che mi prendono come bersaglio con uno stile tutto fuorché accademico né tanto meno pastorale. Questa non è e non pretende di essere un'accademia ma un luogo, serio e documentato, di confronto e di riaffermazione delle verità di fede oscurate.  
  2. C'è anche chi continua a segnalarmi gli insulti gratuiti di un sacerdote (!!) che non perde né il pelo né il vizio di calunniare ad personam senza alcun tentativo di confutare nel merito quel che dico. E non mi riferisco solo a questioni riguardanti la FSSPX, alla quale è notorio che non ho aderito, anche se ne difendo alcune posizioni così come difendo la Tradizione. Mi riferisco alla ripresa del suo gratuito bersaglio sulla mia persona nell’evidente intento di delegittimare tutto quel che dico, sempre e soltanto col metodo dell’asserzione accusatoria, falsa e falsificante senza scendere nel merito di alcun argomento se non con logorroiche circonvoluzioni dalla logica distorta e distorcente che purtroppo fa presa su chi non conosce a fondo gli argomenti sui quali si dibatte da anni.
  3. C'è ancora chi continua a segnalarmi le ultime reiterate acrobazie dell'altro pastore compagno di naufragio alle quali risponderò a parte in maniera equilibrata e documentata, trattandosi della Liturgia.
Insisto e persisto nel dire che intendo rimaner fuori da ogni ignobile vis polemica, da qualunque parte venga. E soprattutto continuerò a non dare importanza e visibilità a un isolano naufrago e ai suoi logorroici monologhi autoincensanti e accusatori senza affrontare nel merito alcun argomento così come continuerò a non dare importanza e visibilità a altri suoi corifei evidentemente malevoli soprattutto ad personam.

Per quanto mi riguarda, offro al Signore questi tristi e purtroppo squallidi episodi che fanno parte del clima di confusione nonché della conseguente divisione che, alla fine, va polarizzandosi su due fronti contrapposti, dal momento che la gravità dell’ora presente impone di prender parte per l’uno o per l’altro. Non esiste una via di mezzo. Ebbene io so dalla parte di Chi sto, forte anche di chi – nella Chiesa – mi conferma con Autorità autenticamente pastorale e che non nomino sia per non accampare crediti di cui vorrei non aver bisogno che per salvaguardarne la figura pubblica non associandolo ad un ‘luogo’ di frontiera indubbiamente ‘scomodo’ perché tocca con parresìa e senza mezzi termini i punti nevralgici dei Fondamenti della nostra Fede, che è necessario evidenziare e riaffermare secondo la Roma perenne.

Io e molti di noi abbiamo già detto e ridetto quanto dovevamo sulla Fraternità e sulla Tradizione e continueremo a dirlo. Mi riservo eventuali azioni nelle sedi adeguate qualora si rivelasse necessario perché un conto è un prudente silenzio che nasce dall’umiltà, un altro conto è subire gli effetti delegittimanti, che ora stanno assumendo addirittura l'aspetto di un fuoco concentrico, di una ormai sistematica azione di diffamazione che purtroppo può aver presa su chi non è addentro alle questioni sul tappeto in tutta la loro complessità. Anche se i frequentatori della Rete non sono tutti deficienti e possono riuscire a fare riscontri obiettivi, di fronte peraltro ad un'enfasi talmente eccessiva e ostinata da rasentare persino il ridicolo.

Si può non esser d’accordo, si può voler correggere la visuale che non si approva; ma nulla autorizza a farlo prendendo frammenti e facendone degli assunti arbitrari per finire agli insulti ed alla diffamazione anziché misurarsi in un civile confronto che potrebbe essere edificante per tutti, ma esige anche la buona fede.

Concludo con le seguenti affermazioni, che inquadrano la realtà nei termini corretti senza divagazioni inutili, parafrasando e facendo mia la sintesi di una lettrice:
L’uso delle parole progressista e tradizionalista è scorretta e deviante. I cattolici, in quanto cattolici, non sono ideologi, non hanno una propria visione della vita, una propria verità, non hanno preferenze in ordine al nuovo o al vecchio. I cattolici calpestano le orme di Cristo e seguono la sua strada, indicata dalla Rivelazione (Sacre Scritture e Tradizione) e resa più chiara, nel caso di pericolo di deviazione, dal magistero infallibile della Chiesa (che è quello dogmatizzato dalla Pastor Aeternus). Del passato essi riprendono ciò che appartiene all'Eterno e per questo non può mutare, del nuovo riprendono ciò ch'è buono, senza respingere ogni cambiamento per partito preso, perché non appartengono a fazioni o a partiti o a tifoserie di nessun genere, ma la loro Maestro e Signore e alla Sua Chiesa.
Quindi i cattolici non possono essere divisi in categorie a seconda delle loro ideologie o gusti in fatto di fede e morale. Coloro che seguono ideologie o gusti, in fatto di fede e di morale, non sono cattolici. I cattolici, poi, per dirla come S. Pio X, in quanto cattolici, non possono essere altro che difensori della Tradizione (dato che la Tradizione è fonte della Rivelazione).
Queste parole, questi “ismi” sono in realtà strumenti di confusione perché mirano, nella discussione ad evitare di entrare nel merito delle questioni, gravi, che dividono il mondo cattolico (falso/vero) in materia di fede e di morale, spostando l’attenzione dall’oggetto della discussione alla persona che discute, la quale viene catalogata, inserita in una categoria, creata artatamente al fine di potere stigmatizzare la categoria (e dunque l’interlocutore nella quale viene inserito o nella quale l’interlocutore stesso si autoinserisce), attraverso l’attribuzione ad essa di connotazioni negative di tipo ideologico e più spesso psicologico-spirituale-comportamentale. La lista lunghissima di queste “connotazioni negative” attribuite dalla attuale gerarchia ecclesiastica e dai suoi corifei alla categoria dei “tradizionalisti” e la totale mancanza di argomentazioni in ordine a ciò che è oggetto di censure rivolte da cattolici (e basta, senza –ismi) preoccupati di questo divario, che sta per diventare un abisso, tra la Chiesa di duemila anni e la “pastorale” di parte, sempre più ampia, della gerarchia ecclesiastica (e della chiesa discente) degli ultimi decenni evidenzia questo meccanismo.
Esso mette in luce un terzo fronte ormai consolidato oltre a quello dei modernisti (giocoforza accennarvi anche se non si vuol cadere nel gioco della categorizzazione): quello dei normalisti ad oltranza che, alla fine, si uniformano al metodo appena descritto.
Bisogna evitare di cadere in questa trappola linguistica e cercare di smascherarla, riportando il confronto sull’oggetto della discussione, che va incentrato, in radice, sul rapporto tra CVII (come testi, come evento, come “spirito”, come seguente magistero ecclesiastico applicativo), da un lato, e Rivelazione e magistero infallibile della Chiesa, dall’altro lato (per l’emergenza Sinodo la discussione va anche mirata sul rapporto tra Rivelazione e magistero infallibile della Chiesa, da un lato, e le proposte nuove dottrine, dall’altro, sul matrimonio e sulla famiglia).
Stessa cosa per i sottogruppi e sottocategorie, dove spesso si fa riferimento a personalismi e sentimenti (gratitudine, amore filiale, antipatie, ecc.) di vario tipo (e mi riferisco alla questione del magistero degli ultimi due papi precedenti al papa regnante), deviati dalla tentazione di indagare il foro interno di questi papi o preoccupati di un giudizio globale sulla persona.
I nostri personali sentimenti non dovrebbero guidarci nel tentativo di comprensione di quello che sta succedendo, non dovrebbero turarci le orecchie e renderci incapaci di intendere, renderci litigiosi, perché a difesa o contro l’uno o l’altro. Il nostro amore dovrebbe essere rivolto verso la Verità ed in caso di contrasto tra la Verità e nostro padre, nostro figlio ecc. noi dobbiamo scegliere sempre la Verità. Come sta scritto. E nostro padre possiamo e dobbiamo continuarlo ad amare, anche se dovessimo scoprire che ha sbagliato. E pregare per lui ancora di più.
E, se il mio ribattere può apparire inutile perché il meccanismo sopra descritto tenta di vanificarlo, continuerò instancabile finché il Signore lo permetterà, martellando non con mie opinioni personali né con sterili polemiche che non portano da nessuna parte, ma riaffermando con la forza della verità conosciuta e col fondamento del Magistero – come ho sempre fatto – ciò in cui credo e che appartiene alle profondità del mio essere.
Maria Guarini