Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 5 maggio 2016

Ascensione di Gesù al cielo : l'umanità è ricondotta al Padre

Oggi, giovedì 5 maggio, si festeggia l'Ascensione al Cielo di nostro Signore Gesù Cristo [per approfondire: precedenti nel blog, qui e qui].
Ricordiamo che è una delle solennità più importanti dell'Anno Liturgico. Per interiorizzarne in significato leggiamo lo scritto che segue di un nostro caro lettore.

La domenica 16 nisan la tomba di Gesù fu vista vuota, pur contenendo i suoi teli funebri. 
Strano modo di “trafugare cadaveri”… per chi credesse a questa ipotesi. 
Quel giorno in più occasioni Nostro Signore fu visto risorto da vari testimoni. 
Quaranta giorni dopo  il Figlio di Dio si staccò da terra e “fu assunto in cielo” (At 1,2 e Mc 16,19), davanti ai suoi, riuniti su un’altura ad est di Gerusalemme, verso Betania (Lc 24,50), in un’area abitualmente frequentata da Gesù. 
Di quell’istante da brividi in cui Gesù salì al Cielo abbiamo un ulteriore richiamo nel vangelo di Luca (Lc 24,51) ed anche in questo caso il verbo è passivo (“fu portato verso il cielo”). 
Ancora Luca (At 1,9) conclude che Gesù “fu elevato in alto” ed “una nube lo sottrasse al loro sguardo”. 
La “passività” di Gesù è significativa perché una volta ancora mostra il Figlio tutto immerso nella volontà del Padre. 
Era il 25 di lyar (anticamente il mese era chiamato ziv), corrispondente ad un giovedì di maggio nel nostro calendario. 
Dieci giorni dopo, 6 sivan, verrà la festa di  Pentecoste.

Gesù e il Padre sono “una cosa sola”. La stessa volontà, dal momento che Gesù la asseconda totalmente. 
Il Padre chiama a sé il Figlio, dopo averlo fatto incarnare in una donna, averlo lasciato offrire in sacrificio sulla croce per la redenzione del mondo ed averlo risuscitato da morte, vincendo l’ultima sfida che il principe di questo mondo ha lanciato all’Amore divino. 
Gesù stesso spiega l’intima unione (Gv 16,12-15) con il Padre: “Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà”. Nel vangelo di Marco è anche scritto che Gesù asceso al cielo “sedette alla destra di Dio”, il che è doppiamente importante, perché ci rimanda al Credo che recitiamo durante la Messa e ci riporta al processo di Gesù, durante la notte del 14 nisan, quando la citazione del profeta Daniele (Mt 26,64; Mc 14,62; Lc 22,69) fece imbufalire gli accusatori e valse la condanna a morte del Nazareno. 
Stare seduti alla destra di Dio è ben più di una “frase fatta”: nella Bibbia significa condividerne la sovranità! Ecco che il Regno promesso da Gesù, il “posto” (Gv 14,3-4) che Lui ci prepara, prende forma nel modo più glorioso possibile per l’umanità ferita dal peccato e dalla morte e salvata da Gesù. È Lui il compimento della Legge e dei Profeti.

Sotto gli occhi sbalorditi dei discepoli, il corpo di Gesù, toccato nelle sue piaghe (Gv 20,27), visto mangiare il pesce (Lc 24,37-43), visto entrare nella sala a porte chiuse (Gv 20,19 e Gv 20,26), si sottrae ancora alle leggi della fisica e sale in cielo. 
Nella lettera ai Colossesi (Col 2,8-9) San Paolo ci avverte dei rischi di ragionare secondo le filosofie mondane e non su Cristo, “in cui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità”.  Paolo scrisse queste parole durante i due anni di arresti domiciliari a Roma, poco meno di trent’anni dopo l’Ascensione di Gesù. Paolo non scrive che Gesù “abitava”, ma che “abita” (utilizzando quindi il tempo presente) in un corpo vivo, fatto di carne ed ossa, tanto fisico quanto è vero che è salito al cielo. 
Distratti e sviati dal nostro razionalismo, corriamo il rischio di sottovalutare di che cosa parlò Gesù prima di impartire l’ultima benedizione e ritornare al Padre. Gli apostoli, ormai rinsaldati nella loro fede prima vacillante e poi provata, riproposero una domanda concreta: “È questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?” (At 1, 6). Ma (e questo “ma” pesa) Gesù porta l’attenzione ben oltre: “Non spetta a voi conoscere i tempi che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete la forza dallo Spirito santo… e mi sarete testimoni… fino agli estremi confini della terra”… (At 1,7-8). 
Non si può dire che Gesù non avesse le idee chiare: la Chiesa Cattolica è giunta ad essere presente ovunque nel mondo.

Al momento dell’Ascensione gli apostoli restarono comprensibilmente a bocca aperta, con lo sguardo in su, tanto che dovettero presentarsi due uomini in bianche vesti (At 1,10-11) a scuoterli, annunciando comunque che Gesù “tornerà allo stesso modo in cui lo avete visto andare in cielo”. Ecco dunque il triplo valore aggiunto del fatto, realmente accaduto, dell’Ascensione: la regalità di Gesù, una missione da compiere affidata ai credenti, un appuntamento (la parusia) che certamente rispetterà. I discepoli ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi (circa un chilometro di strada), per rimarcare che questo fatto non è successo nella fantasia, ma in un posto, un giorno ed un luogo ben precisi. Ci sono tutti i nomi degli undici e con loro c’erano alcune donne, Maria ed altri “fratelli” di Gesù (At 1,14). Il distacco di Gesù paradossalmente non ha prodotto tristezza, ma ha dato ai discepoli una carica incontenibile, spingendoli al tempio (nessuna riserva è fatta al tempio, casa di Dio) a lodare il Signore (Lc 24,53).

Benedetto XVI  nel suo secondo “Gesù di Nazaret” scrisse che l’Ascensione è l’anello di congiunzione tra l’andare al cielo (fisicamente, con il suo corpo risorto, testimoniato) del Maestro e la missione della Chiesa, confermata nella fede dalle apparizioni. Una missione affidata agli uomini che hanno lo Spirito santo. Una missione divina, che appartiene a Dio e che Dio tornerà a visitare. Gesù ritornerà, non scordiamocelo. Ma Lo attendiamo davvero? Chi e che cosa (Lc 18,8) troverà?  (R.S.)

9 commenti:

Anonimo ha detto...

È una solennitá importante, tra le principali wuedto è certo.

Quindi ci si può chiedere come mai è stata "svenduta" traslandola (in Italia) la domenica successiva, così da far dimenticare la esatta sua collocazione a 40giorni dalla Paswua; facendo perdere ai pusilli la percezione di questa sua importanza capitale nel disegno della redemzione totale dell'uomo, eliminando di fatto i giorni che la preparavano (la vigilia e le rogazioni, eliminandone l'ottava) e facendola cadere in un giorno feriale?
Questo ha contribuito ad accrescere la Fede, la devozione, la risposta alla Caritá ?
(Lo stesso per il Corpus Domini)
Sono domande retoriche, lo so.
Marco P

I cristiani torneranno nelle catacombe ? ha detto...

http://www.tempi.it/via-croci-e-nomi-cristiani-da-strade-e-cimiteri-non-e-lo-stato-islamico-ma-la-spagna#.VyvLvhWLSi4

Anonimo ha detto...

Mi chiedo da tempo se, in virtù dell'incarnazione e dell'ascensione di Cristo(Seconda Persona della SS.Trinità), l'uomo(unito a Cristo) fosse o meno destinato ad avere in Cielo una vocazione diversa rispetto a quella degli Angeli. Mi spiego: è giusto dire che la vocazione umana è quella a diventare figli adottivi in Cristo mentre quella angelica ad essere invece "semplici" Ministri celesti, quindi servitori nel Verbo Incarnato anche dell'uomo a Lui unito? Del resto non ricordo chi, forse sant'Agostino, afferma che Satana si sarebbe ribellato a Dio proprio per non aver digerito il fatto che Questi avesse manifestato la volontà di farsi uomo ed elevare quindi l'uomo alla Sua medesima Dignità Divina, seppur per partecipazione. In pratica: nel Disegno divino che "ruoli" hanno gli uomini e quali gli angeli? Essendo stati gli Angeli buoni elevati in Grazia ed ammessi alla Visione Beatifica, sono anch'essi definibili figli di Dio, pur avendo il Figlio scelto di assumere in Sé la natura umana e non quella angelica? Spero di ricevere una risposta!

Anonimo ha detto...


Una risposta si puo' cominciare a trovarla nella Summa theologiae di s. Tommaso, Prima Parte, dove si sofferma sugli Angeli, diciamo dalla quaestio n. 44 (XLIV) in poi. Da consultare anche qualche buon (vecchio) manuale di teologia, anteriore al Concilio. A. R.

Anonimo ha detto...

La ringrazio della sua risposta, tuttavia, dando una lettura veloce, non ho trovato(o probabilmente non sono stato capace di trovarlo)sulla Summa la soluzione al mio quesito il quale fa riferimento non tanto alle singole prerogative dell'uomo o degli angeli quanto alla differenza che intercorre alla luce dell'incarnazione! Col Battesimo infatti noi diveniamo membra vive di Cristo e quindi figli nel Figlio, alcuni dicono addirittura che diventiamo dei piccoli cristi quanto alla dignità non ai poteri che invece appartengono al sacerdozio ministeriale! Mi chiedo quindi se questa nostra incorcoporazione(vedi anche La nostra possibilità di accogliere realmente Cristo in noi nell'Eucaristia) ci renda in qualche modo diversi per via della natura divina partecipata rispetto agli Angeli che invece, pur contemplando Dio, sono ordinati a sevirLo in quanto suoi celesti Ministri! Se non le dispiace gradirei avere una risposta più approfondita da lei p da chiunque possa e voglia esaudirmi! Grazie!

Anonimo ha detto...


@ Ma qual e' esattamente il quesito? IL problema?

Non sono un esperto di siffatte questioni e non riesco (per mia colpa, magari) a mettere bene a fuoco la sua questione.
Sul piano della fede, forse puo' aiutare la celebre risposta di Gesu' ai Sadducei, mi pare, sul destino di uomini e donne dopo la morte? "Non ci saranno piu' marito e moglie, nella Visione Beatifica, saremo come gli Angeli del Signore" (cito a memoria, "nella visione beatifica" l'ho aggiunto io). Qui non c'e' dunque piu' differenza tra uomini e creature angeliche, in Paradiso.
Perche' l'Incarnazione dovrebbe costituire un problema? IN che senso viene qui inteso questo problema? Nel senso che gli Angeli ribelli non accettavano l'idea che la Divinita' potesse incarnarsi in un uomo, penso, tanto inferiore a loro. Invidia per l'uomo, l'essere umano. Non nel senso che con l'Incarnazine noi, in quanto uomini, diventiamo "dei piccoli Cristi". Gli effetti dell'Incarnazione (l'ubbidienza di NS sino alla morte in Croce) ci permettono di diventare figli adottivi di Dio, non l'Incarnazione in quanto tale, che ha riguardato solo il Cristo, l'individuo storico che conosciamo, non "in certo modo ognuno di noi", come insinua erroneamente GS 22.2. A. R.

Alessandro ha detto...

Per l'edificazione dei lettori, propongo anche questa breve ma bellissima meditazione inerente l'Ascensione di Nostro Signore a cura del prof. Corrado Gnerre. Sotto il link:

https://www.youtube.com/watch?v=nuM6TNoeVa0&index=2&list=PL1jRS0SxL362GP_vaLBnasKfuE6Lt56Jc

tralcio ha detto...

Gli angeli sono creature unicamente spirituali, perciò in grado di conoscere Dio con immediatezza e pienezza. Di Dio conoscono la realtà, la sapienza e i progetti e lo possono fare in quanto sono esseri intelligentissimi. Ogni scelta della volontà dei puri spiriti è irrevocabile, perchè la loro conoscenza è piena: non c’è per loro uno “spazio-tempo di prova” come ancor oggi accade per l’uomo.
Uno spirito celeste infatti, per propria natura non è sottoposto a un rapporto diretto con il "mondo materiale”. Gli angeli hanno appreso questo loro limite quando hanno potuto leggere nella volontà di Dio il progetto della creazione del cosmo materiale (la “terra”) al cui vertice è stato creato l’uomo.

L’uomo è una creatura tanto spirituale quanto materiale. Come gli angeli è stato creato “capace di Dio” (capace di una relazione diretta con Dio), ma in più capace (avendo “carne”) di godere ed agire nella creazione “visibile” a lode e gloria del Creatore.

Di qui l’invidia di alcuni tra gli angeli e la loro ribellione. Satana era lo spirito più importante tra quelli angelici: non è stato creato come “satana” da Dio, ma lo è diventato per propria scelta. Non ha perseverato nella verità e ha pervertito se stesso. Geloso di Dio, desidera essere simile a Lui, fino a farsi principe del cosmo materiale, facendosi credere “dio” dalle creature.

Il diavolo è cattivo (omicida: ce l'ha con l'uomo) "fin dal principio" e vuole trascinare le altre creature nella propria ribellione.
La "scimmia di Dio" è “padre” di chi a Dio si ribella, facendo del proprio peccato persino una possibile lettura della legge, legiferando e legalizzando il male.

Quando preghiamo nel Padre Nostro che “in terra” (nel mondo fatto anche di terra) accada ciò che è già avvenuto “in cielo” , ci riferiamo anche a questi due piani della creazione. In "cielo" (Regno di Dio) Michele e i suoi angeli hanno già chiuso definitivamente la partita.
Il diavolo è stato “precipitato sulla terra”: non per una cattiveria di Dio (quasi che il Signore abbia voluto scaricare a noi il problema), ma per la pretesa di Satana di appropriarsi della creazione naturale, trasferendo su questo piano (“in terra”) il finale della battaglia già persa “in cielo”.

Satana, insuperbito, ha invidiato l’onnipotenza di Dio. Poi ha invidiato il Figlio (Verbo “generato e non creato” della stessa sostanza del Padre), di cui conosce la volontà di farsi uomo.
Infine ha invidiato l’uomo tanto per la posizione ricevuta da Dio nella creazione, quanto per la nostra stessa corporeità (specialmente la sessualità). Satana invidia di non avere mamma o papà e moglie o marito.

E’ soprattutto lì che ha seminato il peccato nel mondo. Nel nostro ordine naturale Dio ha preso carne, proprio per non lasciare l’uomo da solo con un principe tanto crudele, dopo che l’uomo ha consentito al diavolo di insinuarsi nella perfezione della creazione, a motivo del peccato originale.

Dopo il peccato dell’uomo, l’angelo ribelle ha visto aumentare ulteriormente la sua invidia a motivo dell’amore di Dio, che invece di dare la colpa all’uomo, lo vuole salvare con una prospettiva di beatitudine eterna ormai a lui preclusa.

All’opposto immaginiamoci la festa del cielo tra angeli fedeli in coro e le anime umane che li hanno raggiunti: insieme con i santi adorano Dio ed hanno Maria come loro regina.

Satana non ha ancora rinunciato ad essere il "principe di questo mondo", proprio come l'ha definito Gesù, pur sapendosi ormai sconfitto. Ha ricevuto, come gli altri angeli, un’intelligenza superiore alla nostra (ancor più dopo il peccato originale) e con questa riesce ad abbindolare le creature, quando queste dubitano dell’amore di Dio e non obbediscono ai Suoi comandi, non facendo la Sua Volontà.

tralcio ha detto...

segue

L’intelligenza dell’angelo ribelle ci tenta sempre e sovente ci seduce: la nostra natura è malata e sconta l’indebolimento introdottosi con il peccato originale.
Tra i misteri di questo scontro spirituale c’è anche -attestata da alcuni mistici- la rara possibilità della materializzazione dello spirito del male. Nella “normalità” del peccato tuttavia a Satana basta ingannare le creature facendo leva sulla nostra poca fede o la nostra fame di mondo, usando la nostra psiche (immaginazione, ambizione) e la carne (i sensi) per signoreggiare. Avendo indebolito la spiritualità, vivendo come se Dio non esistesse, l'uomo è carne e mondo. Se proprio non ci basta per perderci da soli, Satana interviene di persona.

La sua invidia è ancora e sempre contro Cristo, il Figlio e contro la Chiesa, Suo corpo mistico e sposa.
Cristo ha già sconfitto il demonio nel suo massimo “prodotto” (la morte). Proprio offuscando Cristo nella Sua Divinità e Presenza, negandola o banalizzandola, oggi Satana sferra l’estremo tentativo di far apostatare la sposa chiamata a portare il vangelo alle creature fatte anche di terra.

Figli di Dio, creature capaci di Dio, angeliche o umane, sono quelle che, come il Verbo, fanno la volontà di Dio. Possono essere angeli fedeli da sempre e che lo restano, ma anche "figli dell’uomo" che lo diventano, per adozione, in Cristo. E' Lui l'unica porta aperta: altre non ce ne sono. Più che avere il mantra di "uscire" verso il mondo, converrebbe aver voglia di entrare da lì, verso il Cielo.