Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 7 marzo 2018

I "dubia" hanno un cardinale in più, l'olandese Willem Jacobus Eijk

Questa posizione del Cardinale Eijk non è nuova. L'avevo già segnalata qui il 26 gennaio scorso, traendo le stesse conclusioni di cui all'articolo ripreso di seguito da Settimo Cielo e aggiungendo altri riferimenti. Di nuovo c'è la recente intervista, che segue, pubblicata da Magister.
Qui l'indice degli articoli sull'Amoris Laetitia e sue conseguenze.

Non è uno dei quattro cardinali che nel 2016 sottoposero a papa Francesco i loro "dubia".
Ma ne sposa in pieno la causa, quando dice che "la fonte della confusione è l’esortazione postsinodale 'Amoris laetitia'", e poi aggiunge: "Io sarei lieto perciò se il papa facesse chiarezza al riguardo, preferibilmente nella forma di qualche documento magisteriale".

Olandese, 65 anni, medico e teologo esperto di bioetica, dal 2007 arcivescovo di Utrecht e fino al 2016 presidente della conferenza episcopale dei Paesi Bassi,  il cardinale Willem Jacobus Eijk non è tipo che ami tenersi sotto coperta.

Ha sempre contrastato alla luce del sole le tesi favorevoli alla comunione ai divorziati risposati, prima, durante e dopo i due sinodi sulla famiglia. [Rimarchevole anche un suo Appello circa la necessità di un documento sul gender : qui]
È stato uno degli undici cardinali che nell'estate del 2015 si schierarono pubblicamente, in un libro, a sostegno della dottrina di sempre [Eleven Cardinal on the Marriage and the Family: Saggi dal punto di vista pastorale. Tra essi c'era anche il card. Caffarra. Insieme al libro di altri Cardinali, ne trovate notizia nella nota in questo articolo]. 
È stato uno dei tredici cardinali che all'inizio della seconda sessione del sinodo scrissero a papa Francesco la lettera [qui] che lo fece infuriare, in difesa della libertà e correttezza della discussione sinodale.

E ora è uno dei critici più risoluti della confusione generata da "Amoris laetitia", come si può notare nell'intervista riprodotta qui sotto, parte finale di un colloquio molto più ampio con Lorenzo Bertocchi in uscita sul numero di marzo del mensile "Il Timone".

Nelle altre parti dell'intervista il cardinale Eijk descrive e denuncia il piano inclinato, "the slippery slope", che in numerosi paesi, a cominciare dalla sua Olanda, porta a una sempre più diffusa legalizzazione ed accettazione, fino ai gradi più estremi, dell'eutanasia, dei matrimoni omosessuali, dell'ideologia del "gender", con la Chiesa cattolica a sua volta pervasa da una crisi di fede che la rende cieca di fronte al pericolo.

Ma ecco appunto come egli vede la crisi generata da "Amoris laetitia", una crisi che "sta spaccando la Chiesa" senza che dalla cattedra di Pietro arrivi mai una parola chiarificatrice.

* * *
Eminenza, qual è il suo pensiero sulla controversa questione dell’accesso ai sacramenti per le coppie di divorziati risposati?
La questione se si possa consentire ai cosiddetti divorziati risposati civilmente di ricevere l’assoluzione sacramentale e quindi l’Eucaristia sta spaccando la Chiesa. Si incontra un dibattito, alle volte abbastanza veemente, a tutti i livelli, fra cardinali, vescovi, preti e laici. La fonte della confusione è l’esortazione post sinodale "Amoris laetitia", scritta da papa Francesco in conclusione dei sinodi sulla famiglia del 2014 e 2015.
Questa confusione concerne soprattutto il numero 305 dell’esortazione. Si osserva che alcune conferenze episcopali hanno introdotto delle regole pastorali che implicano che i divorziati risposati possano essere ammessi alla comunione con una serie di condizioni e dopo un periodo di discernimento pastorale da parte del sacerdote che li accompagna. Invece, altre conferenze episcopali escludono questo. Ma ciò che è vero in un posto A non può essere falso in un posto B. Queste interpretazioni differenti dell’esortazione, che riguardano delle questioni dottrinali, causano confusione fra i fedeli. Io sarei lieto perciò se il papa facesse chiarezza al riguardo, preferibilmente nella forma di qualche documento magisteriale.
Io stesso, partecipando a entrambi i sinodi sulla famiglia, ho argomentato che non si può consentire ai divorziati risposati in rito civile di ricevere la comunione. L'ho fatto anche in un articolo su di un libro che conteneva interventi di undici cardinali, pubblicato nell'intervallo tra i due sinodi.

Può spiegare brevemente qual è la sua posizione?
Gesù stesso dice che il matrimonio è indissolubile. Nel Vangelo secondo Matteo (19,9; cfr. 5,32) sembra ammettere un'eccezione, cioè che si possa ripudiare la propria moglie "in caso di unione illegittima". Tuttavia, il significato della parola greca, "porneia", tradotta qui con "unione illegittima", è incerto: significa molto probabilmente un’unione incestuosa a causa di un matrimonio entro gradi di parentela proibiti (cfr. Lev 18,6-18; cfr. Atti 15,18-28).
L’argomento più profondo è che non si può consentire ai divorziati risposati di ricevere la comunione in base all’analogia fra il rapporto tra marito e moglie e quello tra Cristo e la Chiesa (Ef 5,23-32). Il rapporto fra Cristo e la Chiesa è un mutuo dono totale. La donazione totale di Cristo alla chiesa si realizza nella donazione della sua vita sulla croce. Questa donazione totale è resa presente nel sacramento dell’Eucaristia.
Quindi chi partecipa all’Eucaristia deve essere pronto a un dono totale di se stesso, che fa parte della donazione totale della Chiesa a Cristo. Chi divorzia e si risposa in rito civile, mentre il primo matrimonio non è stato dichiarato nullo, viola il mutuo dono totale che questo primo matrimonio implica. Il secondo matrimonio in rito civile non è un matrimonio vero e proprio. Il violare il dono totale del primo matrimonio ancora da considerare come valido, e l’assenza della volontà di attenersi a questo dono totale, rende la persona coinvolta indegna di partecipare all’eucaristia, che rende presente la donazione totale di Cristo alla Chiesa. Questo non toglie, però, che i divorziati risposati possano partecipare alle celebrazioni liturgiche, anche quella Eucaristica, senza ricevere la comunione, e che i sacerdoti li accompagnino pastoralmente.
Nel caso in cui i divorziati risposati civilmente non possono separarsi, ad esempio per le loro obbligazioni verso i figli di entrambi, possono essere ammessi alla comunione o al sacramento della penitenza, solo rispondendo alle condizioni menzionate nel numero 84 di "Familaris consortio" e nel numero 29 di "Sacramentum caritatis". Una di queste condizioni è che essi devono impegnarsi a vivere come fratello e sorella, cioè smettere di avere rapporti sessuali. [Fonte]

17 commenti:

irina ha detto...

Oggi su LNBQ appare un editoriale dal titolo:'Se la Chiesa non educa, abbandona il popolo a se stesso' del Vescovo emerito Luigi Negri, avendo l'occhio alle elezioni.

Su Stilum Curiae, sempre in ambito elezioni e contenuti argomentativi, viene riportato un intervento del Cardinale P.Parolin tra cui stralcio:"...un atteggiamento più positivo..." riferendosi alla immigrazione.

Passando da Romano Amerio, mi è poi tornato in mente il 'francescano' ospedale da campo che raccoglie i feriti dell'universo mondo.

Ma come mai, mi sono chiesta, ci sono tanti feriti? Perchè le porte sono state aperte, perchè il bestiame non è stato educato, perchè con 'atteggiamento positivo' si è voluto credere che il mondo fosse e fosse restato un incontaminato Eden, si è voluto credere che l'essere umano nascesse e vivesse senza colpa, nè peccato. Ed così che con le porte spalancate, mandrie ineducate e sprovvedute sono uscite al freddo e al gelo, abbandonandosi a tutto ciò che il mondo sì, insegnava loro. L'atteggiamento positivo del Cardinale, una parolin è poca e due son zoppe, ha un gusto orientale, travasatosi in occidente via il mondo coloniale anglosassone.

Il Cardinale olandese Willem Jacobus Eijk è chiaramente uomo di Fede, di studio, non un orecchiante, con una spina dorsale sua propria, questo è parte della differenza. Il resto chiacchiere.

Anonimo ha detto...

“Ai tempi della Serenissima, un Protestante inglese entrò in una chiesa di Venezia durante la messa. Siccome stava in piedi, un senatore lo invitò a inginocchiarsi; ‘ma io non credo alla transustanziazione’, si giustificò lo straniero; ‘nemmeno io’, replicò l’altro, ‘ma inginocchiatevi come me, oppure uscite’ (riportato da Cesare Marchi nel suo libro “Siamo tutti latinisti”, BUR, 1986).
Di fronte ad un simile esempio di rispetto e di civiltà del senatore veneziano, come non pensare, vedendo Bergoglio sempre dritto in piedi (quasi a mo’ di sfida) dinanzi al SS.mo Sacramento, mentre tutti gli altri sono in ginocchio, come non pensare, dicevo, che nemmeno lui ci creda? Però lui, a differenza di quel civilissimo e rispettoso senatore della Serenissima, non ha nemmeno la buona creanza di inginocchiarsi anche se non ci crede (cosa impensabile per un pontefice, se legittimo). Ma forse vuole sfidare Cristo Eucaristia, rassicurando luterani, anglicani & C. della sua perfetta fede protestante. Come non concludere in tal senso, avendo anche appreso dell’esistenza della commissione segreta, da lui istituita, per cambiare le parole della Consacrazione, così da renderla invalida, in modo da rendere possibile la partecipazione dei protestanti alla Santa Messa, a quel punto divenuta veramente una commemorazione comunitaria, una cena luterana pura e semplice, senza più niente di cattolico (del resto, già Montini ci aveva provato, nella prima stesura del N.O.M., ad abolire la Presenza Reale, ma le proteste suscitate nel clero ancora cattolico lo avevano indotto a più miti consigli, dando vita ad un ibrido rito catttoprotestante). Se non è un piano diabolico, questo, come altrimenti definirlo?

Anonimo ha detto...


Aujourd'hui, trouver un homme de foi dans la hiérarchie catholique tient du miracle. Saluons donc comme il convient la foi du cardinal Eijk. Réjouissons-nous du miracle !

Anonimo ha detto...

In seguito alla sentenza del giudice i medici hanno staccato i supporti vitali al piccolo Isaiah Haastrup.
Sono già diverse ore che il bambino continua a respirare da solo, dimostrando che il suo “best interest” è solo continuare a vivere.
Papà e mamma chiedono preghiere.

Anonimo ha detto...

In una intervista rilasciata al solito mentalista, Kasper ha detto di farla finita con le accuse di eresia riguardo AL perché "ormai i fedeli hanno capito" e derubrica a "peccato veniale" i rapporti adulterini. E temo che ormai abbiano vinto loro...

Anonimo ha detto...

io credo che su Amoris Laetitia vada detto con onestà intellettuale che si tratta sì di un documento eterodosso, ma che rappresenta, ancora una volta e come in altri ambiti, solo l'ultima tappa e il passaggio coerente in una lunga serie di errori. Familiaris Consortio infatti ha permesso quello che ai tempi preconciliari sarebbe stato inaccettabile: la convivenza sotto lo stesso tetto di due concubini. Dire "ma possono farlo, se vivono da fratello e sorella" è un artificio formale con cui si mette di fatto i due concubini nell'occasione di peccare. Non facciamo gli ingenui: chissà quante di queste coppie che magari si sono anche sinceramente impegnate a vivere in castità, poi, messe nella tentazione, saranno "scivolate", in fondo si amano e vivono nella stessa casa... è come dire a uno che soffre di diabete che può tenere i dolci in cucina, ma non deve mangiarli... prima o poi, cederà alla tentazione. E in quei casi cosa avranno fatto i confessori? Assoluzione e poi via... fino al prossimo cedimento. In fondo Bergoglio ha solo fatto un passettino in più, ammettendo la venialità del peccato di gola del diabetico costantemente sottoposto alla tentazione con il permesso del confessore. Fuor di metafora, di quello de sexto. Amoris Laetitia è solo la conseguenza inevitabile di Familiaris Consortio

irina ha detto...

"...e derubrica a "peccato veniale" i rapporti adulterini..."

Ritengo alcuni sacerdoti, che abitualmente non pregano, grandi fornicatori, non importa con chi; quindi prepariamoci a veder considerata l'orgia, al pari di una camminata in campagna,in compagnia, salutare.
A me, personalmente, quello che dice un vecchio laido, non interessa, non ascolto,nè ritengo lontanamente dovergli l'assenso, neanche da parte di un mio callo tagliato.

Anonimo ha detto...


ot ma neanche tanto - ricordiamo anche noi l'8 marzo

Celebriamo la Giornata della Donna (8 marzo, inizio formale della Riv. Russa, nel 1917) anche noi, ci mancherebbe, con un motto che esprima concisamente lo spirito di emancipazione che anima le donne della nostra epoca, gioiosamente trasgressive e vocianti:

PECCARE IUVAT , frammento unico rimasto di una poetessa romana, Sulpicia, del I secolo.
"Pécher me plaît", traduce Henry de Montherlant, in uno scritto del quale ho trovato il riferimento. "Peccare mi piace", oppure: "peccare fa bene". Nel linguaggio delle coribanti dei cortei femministi, si direbbe: "Peccare è bello!".

Un motto che sicuramente non dispiacerebbe al card. Kasper, uno degli attuali becchini del matrimonio cattolico.
PP

Anonimo ha detto...

cara Irina hai ragione, però bisogna anche dire che mentre noi pochi "ribelli" ignoriamo Kasper, ormai quella visione è diventata ufficiale. Ora anche con il "timbro" del Papa e dei vescovi come quello di Bologna. Dopo la comunione sulla mano, anche la comunione agli adulteri è, di fatto, un abuso legalizzato...

Anonimo ha detto...

http://m.ilgiornale.it/news/2018/03/07/il-cardinale-amoris-laetitia-sta-spaccando-la-chiesa/1502273/

irina ha detto...

"...Certo: è importante affermare che le verità superiori non offendo il nostro intelletto, che sono conformi al nostro intelletto. Ma questa conformità non è la ragione per la quale noi le accettiamo:noi le accettiamo perchè c'è di mezzo l'autorità di Dio che le proferisce.
L'eretico è invece uno che introduce l'elemento proprio,un elemento naturale e soggettivo, come criterio di adesione a verità soprannaturali e oggettive:l'eretico aderisce per la ragione che l'adesione gli sembra necessaria, togliendo di mezzo l'unico criterio oggettivo di adesione che, come abbiamo visto, è l'autorità della verità rivelata..." (Romano Amerio,Stat Veritas,p.87)

Non siamo noi i ribelli, non ora, anche se, in passato, forse lo siamo stati a nostro modo; ora cerchiamo di aderire alla verità, sperando di poterla anche testimoniare degnamente.

Anonimo ha detto...

Si continua l'ammuina menando il can per l'aia.

I dubia sono lontani, mentre l'eresia dilaga.

Se non si addiviene alla correzione formale delle imposture inflitte da Bergoglio nessuno di questi ecclesiastici potra' non dirsi complice.

Oramai le chiacchiere stanno stanno a sottozero.

Anonimo ha detto...

intanto, è stata eseguita la prima condanna a morte di un bambino, attuando una sentenza eutanasica che cita un Papa, vicario di Cristo, a suo favore, senza che sia intervenuta la minima diffida o smentita. Paglia a Tempi dice apertamente che si trattava di un caso di accanimento terapeutico. Cardinali dubbiosi, se ci siete battete un colpo...

irina ha detto...

@ Anonimo
9 marzo 2018 13:00

http://lanuovabq.it/it/paglia-non-puo-piu-guidare-la-pav

LNBQ, Riccardo Cascioli,Paglia non può più guidare la PAV

Nell'intervista a Tempi.it monsignor Paglia avalla l'eutanasia (chiamandola rifiuto dell'accanimento terapeutico) e legittima la strumentalizzazione del Magistero da parte del giudice che ha messo a morte Alfie. Semplicemente: Paglia non può restare a capo della Pontificia Accademia per la Vita

Anonimo ha detto...

Paglia resterà a capo della PAV semplicemente perché esprime il pensiero di chi lo ha confermato in quel ruolo. Il Papa citato nelle sentenze pro eutanasia senza smentite

mic ha detto...

Ricorderà Cascioli che avevamo già fatto la stessa proposta senza esito

https://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2017/03/chiediamo-le-dimissioni-di-mons.html

irina ha detto...

Restando Paglia, sarà implicitamente dichiarato che loro non lavorano per la vita, nè per la verità. I dubia di ognuno si dissolvono, sempre più e sempre meglio, alla luce del vero.